Arrampicare significa una volta gioia,
un' altra volta sofferenza.
"Guardando la Soldà", Piz Ciavazes
Una bella arrampicata solleva l'anima del alpinista, produce persino un sentimento di cameratismo e riconcilia l'essere umano con le pesanti giornate terrene.
Non basta “fare una via” per essere un alpinista artista: spesso si vuole solo consumare i più belli aspetti della natura. Solo se dedica la sua fantasia e la sua anima alla montagna allora le dà vita, le restituisce qualcosa della sua inanimata bellezza.
Come il pittore non vuole solo imitare la natura con pennello e colori, ma la solleva con il suo spirito e la nobilita, cosi vuole l'arrampicatore, quando arrampica su una via, essere artista animando gli appigli e le fessure, le placche e i diedri e abbellire la via d'arrampicata.
Nel nostro tempo il consumo sta per finire, anche nell’alpinismo. E' quindi importante essere artisti che portano la loro anima nell'opera d'arte e nobilitano le vie di roccia con i migliori pensieri e sensazioni, cosicché ricevono uno splendore silenzioso. Come l'artista non si chiederebbe, se il suo lavoro è stato un piacere o una sofferenza, così l’alpinista si chiede come gli è riuscito di trasmettere un'idea nella natura di una via.
Ogni arrampicatore, indifferentemente se è primo salitore o ripetitore, può fare questa “alchimia“ della nobilitazione o sublimazione della bellezza di una via, e godere di questa capacità umana nell’ agire insieme.
Buon natale augurano
Barbara e Heinz
Florian, Sandra e Franz